DIDATTICA: Filosofia ed educazione

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LA DIALETTICA: DA CONCETTO FILOSOFICO ALL’APPLICAZIONE NELLA COMUNICAZIONE FORMATIVA

Valerio DEL MONACO
corso esami  febbraio 2001


Dialettica: dal lat. dialectica che risale al gr. Dialektike, arte dialettica, del dialogo e della discussione. Metodo di conoscenza fondato sulla discussione, arte del ragionamento. – abilità nel condurre una discussione con argomenti stringenti.

Il termine dialettica già dall’antichità ha avuto vari significati, così da non poterne dare una definizione univoca. E’ vero, però, che insieme al procedimento analitico della geometria e quello retorico della vita politica e giudiziaria, il procedimento dialettico proprio della filosofia, è la più notevole delle forme di razionalità sviluppate dall’antica civiltà greca, a cui la cultura occidentale tanto deve.

Le origini di un metodo che chiameremo dialettico le troviamo negli argomenti di Zenone di Elea contro il movimento e la molteplicità. Famosi sono il paradosso di Achille che non raggiunge la tartaruga, della freccia che non giunge al bersaglio. Zenone vi applica il principio di non contraddizione (considerato da Aristotele l’assioma fondamentale del sapere), cioè è impossibile che una stessa cosa sia e insieme non sia, ovvero se una teoria contiene in sé una contraddizione non può essere vera. Con le sue argomentazioni Zenone di Elea conferma la tesi di Parmenide secondo cui l’essere vero non è quello in cui viviamo, quindi, se si scambia il mondo apparente con quello reale, parlando di molteplicità e movimento si incontrano contraddizioni delle quali non si viene più a capo .

In Zenone però la dialettica è solo metodo teorico. Manca il momento concreto del dialogo tra persone che sarà prerogativa di Socrate. È con un colloquio incessante, un continuo dialogo interpersonale, rapportandosi con gli altri, uomo tra gli uomini, che Socrate persegue la sua ricerca della verità. La dialettica è un insieme di tecniche, ed egli con la sua ironia ne sfrutta le potenzialità. Utilizza l’arma del dubbio e manovra abilmente la tecnica della confutazione (dimostrare la falsità di un discorso, di un pensiero) dimostrando così l'inconsistenza delle tesi del suo antagonista. Distruggendo la presunzione del suo sapere, però, lo invoglia alla ricerca della verità, ma non la verità di Socrate, bensì tramite la Maieutica, la verità che è dentro ad ognuno di noi pertanto; la dialettica come stimolo di ricerca.

Secondo Platone la dialettica è il massimo metodo filosofico. È concepita come una dimostrazione della verità di una tesi attraverso la confutazione, come studio della relazione tra idee e il loro rapporto con l’idea del Bene. In funzione di ciò abbiamo nella dialettica platonica un primo momento che riconduce in un’unica idea cose disperse e definisce l’idea per renderla comunicabile, ed un secondo momento dove l’idea è divisa nelle sue articolazioni interne tramite il metodo dicotomico. La dialettica consiste nello stabilire le mappe di queste relazioni tra idee e si identifica quindi con la suprema scienza delle idee che è la filosofia stessa.

Aristotele, a differenza di Platone che considera la dialettica la scienza più alta, ammette l’esistenza di scienze non dialettiche per via della natura dei suoi principi. I principi delle scienze sono veri, mentre quelli della dialettica sono probabili, e l’uso della stessa è vario poiché le premesse (i principi) da cui parte, endoxa, i pareri degli esperti, ne consentono l’uso in vari contesti. Questo significa che la dialettica diventa per Aristotele un ragionamento debole, che non conclude necessariamente perché parte da premesse probabili, indirizza però la ricerca verso quei principi primi delle varie scienze che non sono fatti oggetto di dimostrazione, quindi una forma di razionalità non scientifica. Nella logica aristotelica (lo studio del pensiero) la forma tipica di ragionamento è il sillogismo (es.: tutti gli uomini sono mortali, Socrate è un uomo, Socrate è mortale) in cui si pongono come premesse due giudizi che abbiano un termine in comune e se ne deduce necessariamente un terzo come conclusione.

Gli Stoici identificano la dialettica con la logica; per loro però il ragionamento per eccellenza non è il sillogismo ma il ragionamento anapodittico (non dimostrativo), dove è evidente la premessa e la conclusione (es.: se è giorno c’è luce, ma è giorno dunque c’è luce – o è giorno o è notte, ma è giorno dunque non è notte), e mentre Aristotele parte da premesse categoriche espresse mediante specifici quantificatori (tutti – alcuni), i sillogismi stoici partono da premesse ipotetiche e disgiuntive (se – o). La dialettica pertanto si trasforma in logica e così è intesa per tutto il medioevo.

Possiamo notare come la dialettica in tutti questi secoli si sia espressa in tutte le sue potenzialità, da mezzo per conoscere i principi delle scienze a tecnica di dialogo.

Ritroviamo il concetto di dialettica nel XVIII secolo con Kant. È l’attività della ragione che va oltre i limiti dell’esperienza, per tentare di dare forme di conoscenza esaurienti, ma nel fare ciò cade in ragionamenti contraddittori. La dialettica quindi come pratica illusoria, ma che risponde ad una tendenza naturale della ragione. Così, anche se si scopre l’illusione, si ricade comunque nell’errore di cui ci si deve accorgere di volta in volta. La ragione, nel tentativo di dare una spiegazione, si serve delle seguenti tre idee: psicologica (anima), cosmologica (mondo), teologica (Dio), che corrispondono ai tre problemi fondamentali della metafisica (parte della filosofia che tratta dei principi universali della realtà posti oltre la conoscenza sensibile e al di là di ogni esperienza diretta). Kant le considera false, ed in particolare per quanto riguarda l’idea cosmologica osserva che l’idea della totalità dell’universo genera quattro affermazioni, opposte tra loro per mezzo di una tesi e di una antitesi (es.: il mondo è limitato nel tempo e nello spazio – il mondo non ha alcun limite nel tempo e nello spazio), dette antinomie, ciascuna delle quali plausibile se presa separatamente; da qui l’assurdità della pretesa della dialettica di spiegare e conoscere la totalità dei fenomeni esterni.

Gli idealisti post – kantiani sviluppano in senso positivo il concetto di dialettica che diventa con Hegel il processo attraverso cui si attua la Ragione (principio di ogni cosa), la molla del pensiero, della realtà, della storia. Tale processo è triadico, cioè costituito da tre momenti: tesi (affermazione), antitesi (contrapposizione), sintesi (superamento del contrasto e unificazione dei due opposti in una determinazione superiore). Ogni sintesi è provvisoria poiché diventa tesi di un successivo processo e questo per l’eternità finché la ragione non raggiunge la propria autocoscienza. Abbiamo così una coincidenza degli opposti per cui ogni cosa è il punto di concomitanza tra il non essere più e il non essere ancora. Ciò va contro il principio base della logica aristotelica, e cioè il principio di non contraddizione, perché per Hegel la realtà è divenire e quindi ogni cosa implica il suo opposto per giungere ad una sintesi dove entrambi sono uniti.

Dalla dialettica della ragione passiamo prima con Feuerbach e poi sviluppata da Marx, ad una dialettica della Materia. Il processo è triadico, composto da un principio e la sua opposizione e quindi il suo superamento, che non conserva nulla di ciò che è stato superato, ma porta a un cambiamento, ad un divenire che si rinnova sotto la spinta dell’economia. Per Marx infatti tutti i processi sociali, storici, spirituali, sono determinati dall’economia, quindi dai rapporti di produzione, distribuzione e circolazione dei beni materiali, che formano la struttura della società. Marginale alla struttura vi è la sovrastruttura costituita dalle espressioni culturali, politiche, giuridiche e dalle istituzioni. Secondo Marx dunque il processo dialettico si applica ai processi economici e sociali, e la contraddizione è nell’opposizione tra classi sociali.

Attualmente il termine dialettica nel linguaggio comune è interpretato come "il bel parlare, abilità di farsi ascoltare ecc.", ma per una disciplina come la comunicazione formativa ha mantenuto il suo significato filosofico. Ed è proprio come metodo fondato sul ragionamento, sulla discussione, che l’esercizio dialettico ha una notevole importanza per discipline quali la didattica e la comunicazione formativa. Il rapporto docente – discente è uno scambio di tipo complesso, una relazione tra soggetti che non sono allo stesso livello. Ciò comporta da parte del formatore sicuramente l’uso di tecniche didattiche che appartengono anche alla dialettica o più in generale alla filosofia. Non dobbiamo dimenticare che i filosofi, specie nell’antichità, erano anche maestri e proprio Aristotele fondò ad Atene il Liceo e la cosiddetta scuola Peripatetica che tanta importanza ebbe nei secoli a venire. La maieutica di Socrate, per esempio, che implica un processo in cui un discepolo, grazie all’opera del maestro, è aiutato a maturare autonomamente dal proprio interno, è considerato uno dei principi fondamentali della pedagogia, quello dell’auto – educazione, ed è reputato tra i metodi

didattici che danno il miglior tipo di apprendimento. Le tecniche base della dialettica, applicate alla comunicazione formativa possono essere quelle della confutazione che sfrutta i principi d’identità e di non – contraddizione (Socrate, Platone), oppure quelle del processo triadico che usa il principio di coincidenza (Hegel, Marx), ma tutte devono servire per far si che l’allievo ragioni. Nella metodologia didattica diventa così di fondamentale importanza l’esercizio dialettico, perché forse l’unico capace di sviluppare nel discente la capacità di ragionamento autonomo. Ovviamente l’uso dell’esercizio dialettico non deve essere fine a se stesso, altrimenti rischierebbe di diventare oratoria o retorica. L’autocompiacimento è certamente da evitare ed è quindi di primaria importanza il mettersi in discussione, per esempio nell’essere disposti a cambiare metodo didattico se da parte dell’allievo non vi è un riscontro positivo.

Da ciò si evince che non esistono metodi sicuri o unici poiché oggetto/soggetto di questi metodi è sempre l’allievo, ma riuscire a predisporlo alla discussione dialettica, all’apertura, al confronto, significa avergli fornito la possibilità di scegliere e avviarlo alla creatività e alla liberazione della personalità .


RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI

N. Abbagnano: "Filosofi e filosofie nella storia" vol. I°, Paravia, 1986

F. Dubla: "Lezioni sui principi guida della metodologia della comunicazione formativa" dispensa Mariscuola Taranto, 2000

RIFERIMENTI MULTIMEDIALI

F. Dubla: "Metodo come creatività e liberazione" Editoria elettronica autoprodotta, 1997

www.dubladidattica.it/dizionario/dialettica

dal sito della filosofia - il giardino dei pensieri
Alberto Barli: "La dialettica da Kant a Freud "
Mario Trombino: "Un percorso sulla dialettica nella filosofia greca"

Enrico Berti: "Il procedimento logico formale e l’argomentazione retorica" cd-Rom Enciclopedia Rizzoli Larousse , 1998

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