Conoscenze, competenze, capacità/Prove strutturate/Valutazione oggettiva
Passaggio dalle conoscenze alle competenze e standardizzazione delle valutazioni: tasselli della controriforma dei cicli nel disegno di scuola aziendalizzata
Programmare la cultura in termini
di "conoscenze, competenze e capacità", oltre ad essere praticamente
impossibile, è funzionale ad un progetto di sradicamento della scuola
dalla finalità che le è propria. La parola d’ordine della
riforma, "dalla scuola delle conoscenze alla scuola delle competenze" indica
che il fine della scuola non deve essere la formazione umana delle giovani
generazioni attraverso la trasmissione di contenuti culturali, bensì
quello di rilasciare "certificati di competenze": i giovani devono essere
consegnati al mondo della produzione con curricoli che consentano ad "imprenditori
e sindacalisti" -secondo quanto dichiarato recentemente dal ministro De
Mauro- di avere "elementi oggettivi" per valutare il grado di utilizzabilità
dei giovani in uscita dalla scuola.
In quest’ottica diventa cruciale
il problema della cosiddetta "valutazione oggettiva": la recente polemica
sulla soggettività della valutazione attraverso le interrogazioni,
va inquadrata in questo progetto di trasformare la scuola in centro di
certificazione di competenze, che a sua volta esige la diffusione capillare
di sistemi di valutazione predeterminati, quali appunto le prove strutturate
uniformanti e uniformate, con risposte già pronte per l’uso. Questo
è uno dei tasselli fondamentali, che compongono il mosaico della
scuola aziendalizzata.
Gli insegnanti che vogliono
continuare ad essere educatori devono opporre resistenza attiva e consapevole
al diffondersi di queste pratiche didattiche, umilianti per tutti, studenti
compresi.
Nelle forme che ciascun docente
ritiene più opportune, si dichiari (meglio sarebbe in occasione
dei consigli di classe, dei collegi e in tutte le sedi dove possa essere
verbalizzato), la propria adesione al movimento nazionale per l’abolizione
della scuola-azienda, e per la riaffermazione della libertà culturale
e di insegnamento, e quindi la propria indisponibilità a collaborare
con tutte quelle iniziative didattiche che si muovono nella direzione suddetta,
comprese, appunto, l’addestramento degli studenti alle prove strutturate,
e l'elaborazione di criteri di valutazione sedicenti oggettivi.
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